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Il Museo e la Gipsoteca

La realizzazione vera e propria del Museo su due piani, avvenne come è noto, grazie a Luca Beltrami, direttore dell’Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti in Lombardia dal 1891, il quale sin dal 1892 aveva fatto realizzare un primo nucleo del Museo, che comprendeva le sculture attribuite al Bambaia, la serie di disegni per la facciata della Certosa, l’Ecce Homo, replica da Bramantino, un primo gruppo di calchi realizzati dai formatori milanesi Pietro ed Edoardo Pierrotti, nella seconda metà del XIX secolo, derivati dai capolavori rinascimentali della facciata, dai capitelli, lesene, altorilievi in cotto dei chiostri, alcuni dipinti e la splendida Pala di Bartolomeo Montagna.

p. terra - gipsoteca23

Beltrami si adoperò per la realizzazione di una grande gipsoteca, i cui calchi fossero testimonianza delle vicende conservative delle sculture rinascimentali della facciata e dei due chiostri, “riscontrando i deperimenti cui sarebbero andati soggetti col tempo gli originali” e favorendo la visione ravvicinata dei dettagli dei capolavori scultorei collocati in alto in facciata e lo studio di molti particolari esecutivi che potevano sfuggire all’osservazione da lontano.

I calchi, di notevole finezza esecutiva e di grandi dimensioni, iniziarono ad essere raccolti agli inizi del XX secolo, nella Galleria del piano terreno del Palazzo Ducale, l’attuale Gipsoteca, nel 1908 terminò la ristrutturazione della Galleria, sempre sotto la direzione di Beltrami, e nel 1911 venne inaugurato il primo allestimento del Museo, e la sua apertura fu salutata con entusiasmo dalla stampa e dal pubblico, anche  se dopo pochi mesi chiuse per più di mezzo secolo.
Il progetto di Luca Beltrami di far realizzare una serie di calchi a scopo didattico e di studio dagli originali dei grandi artisti rinascimentali come Giovanni Antonio Amadeo, Cristoforo e Antonio Mantegazza, Solari, Bambaia, Tamagnino, derivò dal fatto che il grande architetto milanese fu allievo a Parigi di Charles Garnier all’Ecole du Louvre, e di Gabriel Davidoud e assistente ai lavori di allestimento del Trocadero, Museo di “scultura comparata”, che raccoglieva moulages di grandi dimensioni dalle facciate delle cattedrali francesi, come Chartres, Vezelay, Rouen, Notre Dame e che fu aperto al pubblico nel 1882. Al ritorno in Italia e dopo le progettazioni milanesi per il castello Sforzesco, e la Pinacoteca Ambrosiana, Beltrami cercò di realizzare questa grande Gipsoteca per il Museo della Certosa di Pavia, come ricorda lui stesso nelle varie Guide dedicate alla Certosa, proprio a scopo didattico e di studio, a documento della conservazione del complesso certosino nel suo insieme, e come ”ausilio” per la manutenzione futura, nonché per consentire ai visitatori una visione ravvicinata dei dettagli degli originali rinascimentali, collocati molto in alto in facciata.