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Primo piano

SALA C
 
Dipinto
Gian Galeazzo Visconti


D0197351
 
N.CAT.GEN.:
0300197351
N.INV.:
478 (1964)
Materia e tecnica:
tela/ pittura a olio
Autore:
ambito genovese
Dimensioni:
cm 231 x 135
Datazione:
1640 - 1660 ca.
Descrizione breve:
Il dipinto ritrae il duca Gian Galeazzo (1371-1402) ritto in piedi, leggermente di tre quarti, vestito della veste violacea con l'impresa della colombina d'argento tra raggi d'oro. La tela fa da pendant al ritratto di Caterina di Bernabò Visconti, moglie del duca. I due ritratti sono citati negli Inventari della Certosa del 1782 e del 1785, collocati nella seconda stanza a destra della Forestieria Nobile, in seguito spostati, nel 1866, nell'anticamera dell'Appartamento del Soprintendente nell'antica Prioria. Entrambe le opere sono riferibili all'ambito genovese di primo Seicento e mostrano nei toni accesi delle vesti e nei paesaggi sullo sfondo quegli effetti luministici propri della pittura fiamminga, di Rubens o di Van Dyck, di cui l'anonimo pittore potrebbe aver visto i grandi ritratti, eseguiti da van Dyck a Genova tra il 1621 e il 1627.
Bibliografia:
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, pp. 154, 338.
1992 G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, p. 222, n. 100.
 
Dipinto
Caterina di Bernabò Visconti


D0197352


N.CAT.GEN.:
0300197352
N.INV.:
479 (1964)
Materia e tecnica:
tela/ pittura a olio
Autore:
ambito genovese
Dimensioni:
cm 231 x 135
Datazione:
1640 - 1660 ca.
Descrizione breve:
Il dipinto ritrae Caterina di Bernabò Visconti, sposata in seconde nozze con Gian Galeazzo Visconti (1371-1402). Alla munificenza di Gian Galeazzo e al voto fatto da Caterina si deve la fondazione della Certosa nel 1396. I due ritratti a figura intera furono commissionati nel Seicento come tributo ai duchi fondatori.
Bibliografia:
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, pp. 154, 338.
1992 G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, p. 222, n. 101.

 
 
SALA D
 
Dipinto
Sant'Ambrogio

D0197230

N.CAT.GEN.:
0300197230
N.INV.:
447 (1964)
Materia e tecnica:
tela/ pittura a olio
Autore:
Santagostino Giacomo Antonio (attribuito)
Dimensioni:
cm 150 x 64
Datazione:
sec. XVII
Descrizione breve:
Il dipinto fa parte di una serie di copie di opere rinascimentali commissionate dagli stessi monaci certosini, come documenta la citazione negli inventari della Certosa del 1782 e del 1785.
Bibliografia:
2006 L. Lodi, in Certosa di Pavia, Parma, Cariparma, 2006, pp. 331-332.
2008 D. Trento, Copie e calchi in Certosa per la storia dell'arte lombarda, in La Certosa di Pavia e il suo museo. Ultimi restauri e nuovi studi, a cura di B. Bentivoglio Ravasio, L. Lodi, M. Mapelli, Milano, Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia, 2008, pp. 425-451, p. 425.
 
 
SALA E
 
Dipinto
Dio Padre e cherubini


 D0197234

N.CAT.GEN.:

0300197234
N.INV.:
192 (1886 R)
217 (1886 P)
559 (1964)
Materia e tecnica:
tela/ pittura a olio
Autore:
Campi Bernardino
Dimensione:
cm 177 x 181
Datazione:
1576
Descrizione breve:
Il dipinto è ricordato nelle memorie manoscritte di padre Matteo Valerio (Biblioteca Nazionale Braidense, ms. AD XV, 12, 20, Memorie di p. Matteo Valerio) come opera di Bernardino Campi dipinta "al capocello del tabernacolo dell'altare maggiore", fu commissionato nel 1576 per ornare il baldacchino liturgico che un tempo era posto sopra l'altare maggiore. Trasferito nel locale della Foresteria dal 1777, il dipinto si riteneva perduto ed è stato riscoperto dalla Vedovello e pubblicato nel catalogo del Museo della Certosa (1992, p. 183, n. 28). Realizzata in concomitanza con la decorazione del monastero certosino di San Colombano, l'opera rivela una certa affinità stilistica con il modello utilizzato dal Campi per la cupola della chiesa di San Sigismondo a Cremona, derivato da un disegno in collezione privata (Bora, 1985, p. 296).
Bibliografia:
1774 A. Lamo, Discorso di Alessandro Lamo intorno alla scoltura, e pittura, doue ragiona della vita, ed opere in molti luoghi, ed a diuersi principi, e personaggi fatte dall'eccellentissimo, e nobile pittore cremonese, Cremona, Stamperia del Ricchini, 1774.
1985 G. Bora, I disegni, in I Campi e la cultura artistica cremonese del Cinquecento, a cura di M. Gregori, catalogo della mostra, Milano, Electa, 1985, pp. 267-316, p. 296.
1992 G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, p. 181, n. 28.
2006 M. Pavesi, in Certosa di Pavia, Parma, Cariparma, 2006, p. 332, n. 347.
 
Dipinto
San Giovanni Battista nel deserto

 D0197315

N.CAT.GEN.:
0300197315
N.INV.:
186 (1886 R)
213 (1886 P)
397 (1964)
Materia e tecnica:
tela/ pittura a olio
Autore:
Vermiglio Giuseppe (attribuito)
Dimensioni:
cm 168 x 132
Datazione:
1630 ca.
Descrizione breve:
Raffigurato a figura intera, vestito dei poveri abiti e di un manto scarlatto, il giovane Giovanni siede su di un masso e ci guarda addittando una croce su cui è il cartiglio con la tradizionale iscrizione: "Ecce Agnus Dei", al suo fianco l'agnello, mentre, in basso, un rigagnolo d'acqua allude al battesimo nel Giordano. Il dipinto è ricordato nelle Memorie di Matteo Valerio (ed. in Battaglia 1992, p. 193) come opera di Giuseppe Vermiglio per la Certosa di Pavia. Nonostante il formato molto simile ai Ritratti dei Santi, Beati e Dotti dell'Ordine, il dipinto non sembra appartenere a questa serie, ma costiuiva comunque un'immagine di assoluta importanza per il contesto certosino, essendo che la Madonna e san Giovanni Battista sono considerati patroni dell'ordine. La composizione, la posa del personaggio e in generale, l'atmosfera della scena evocano la pittura del Caravaggio. Del dipinto esiste, infatti, una seconda redazione, firmata dall'artista, rintracciata da Federico Cavalieri (1997, pp. 53-57) presso le milanesi Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza, in cui il rapporto con il San Giovanni del Caravaggio nella collezione Borghese è ancora più stretto.
Bibliografia:
1988 F. Moro, Giuseppe Vermiglio, in Pittura a Pavia dal romanico al settecento, a cura di M. Gregori, Milano, Cassa di risparmio delle provincie lombarde, 1988, p. 306.
1992 G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, p. 196, n. 45.
1992 R. Battaglia, Le "Memorie" della Certosa di Pavia, in "Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa", serie III, XXII/1, 1992, pp. 85-198.
1994 F. Frangi, Giuseppe Vermiglio tra Caravaggio e Federico Borromeo, in Studi di storia dell'arte in onore di Mina Gregori, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 1994, pp. 161-169, in particolare p. 165, fig. 7 e p. 168.
1997 F. Cavalieri, Giuseppe Vermiglio e il San Giovanni Borghese di Caravaggio, in "Nuovi Studi", II, 1997, 3, pp. 53-57.
2000 M. C. Terzaghi, in Giuseppe Vermiglio. Un pittore caravaggesco tra Roma e la Lombardia, a cura di D. Pescarmona, catalogo della mostra Campione d'Italia, Galleria Civica, 10 settembre - 3 dicembre 2000, Milano, 2000, pp. 122-123, n. 21.
 
Dipinto
Santo Stefano vescovo di Dié


 D0197316

N.CAT.GEN.:
0300197316
N.INV.:
186 (1886 R)
211 (1886 P)
503 (1964)
Materia e tecnica:
tela/ pittura a olio
Autore:
Vermiglio Giuseppe (attribuito)
Dimensioni:
cm 170 x 135
Datazione:
1630 ca.
Descrizione breve:
L'opera fa parte di una serie raffigurante i santi dell'Ordine certosino. Il dipinto raffigura Santo Stefano, vescovo di Dié a colloquio con un angelo. Stefano di Chatillon (1150-1208) fu professo e poi priore della Certosa di Portes-en-Bugey, eletto vescovo nel 1203 nella diocesi di Dié, viene incluso tra i ritratti dei membri dell'ordine certosino, realizzati da Giuseppe Vermiglio. Il momento rappresentato è trattato dalla Vita Beati Stephani metrica, di autore ignoto, in cui si racconta che il santo, nel momento in cui si ritirava in preghiera davanti al crocifisso, era assistito da un angelo che compariva al suo fianco assumendo sembianze umane. L'opera dovette essere molto apprezzata dai monaci che ne richiesero una copia di formato minore, tuttora conservata nel Museo certosino (Giacomelli Vedovello 1992, p. 207).
Bibliografia:
1992 G. Giacomelli Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, p. 195, n. 44.
2000 M. C. Terzaghi, in Giuseppe Vermiglio. Un pittore caravaggesco tra Roma e la Lombardia, a cura di D. Pescarmona, catalogo della mostra Campione d'Italia, Galleria Civica, 10 settembre - 3 dicembre 2000, Milano, Skira, 2000, pp. 126-127, n. 23.
 
Dipinto
San Bruno in estasi

 
D0197333

N.CAT.GEN.:
0300197333
N.INV.:
563 (1964)
Materia e tecnica:
tela/ pittura a olio
Autore:
Vermiglio Giuseppe (attribuito)
Dimensioni:
cm 237 x 175
Datazione:
1627 ca.
Descrizione breve:
La tela fa parte del gruppo di ritratti dei certosini eseguiti da Vermiglio e la sua bottega. Dello stesso dipinto esiste una replica autografa del Vermiglio esposta nella medesima sala del Museo.
Bibliografia:

1992 G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, p. 194, n. 42.
2000 Giuseppe Vermiglio. Un pittore caravaggesco tra Roma e la Lombardia, a cura di D. Pescarmona, catalogo della mostra Campione d'Italia, Galleria Civica, 10 settembre - 3 dicembre 2000, Milano, Skira, 2000.
2011 M. Pavesi, Un nuovo "San Giovanni Battista nel deserto" della fase caravaggesca di Giuseppe Vermiglio, in "Arte Lombarda", 160, 2011, pp. 14-19.

 
Dipinto
Sant'Antelmo


D0197317

N.CAT.GEN.:
0300197317
N.INV.:
187 (1886 R)
187 (1886 P)
505 (1964)
Materia e tecnica:
tela/ pittura a olio
Autore:
Vermiglio Giuseppe (attribuito)
Dimensioni:
cm 169 x 135
Datazione:
1630 ca.
Descrizione breve:
L'opera è ricordata per la prima volta in una descrizione settecentesca della Certosa di Pavia con l'attribuzione a Daniele Crespi (Biblioteca Ambrosiana ms. X 21 sup. B, 1777), situata insieme al San Bruno in estasi, nel locale della foresteria. La tela faceva parte di una serie di opere raffiguranti Santi e Beati dell'Ordine, di cui solo tre, ossia l'opera in questione, il San Bruno in estasi e il Santo Stefano vescovo di Diè, risultano autografe di Vermiglio, mentre le altre possono essere attribuite alla bottega. Stando a questa suddivisione è possibile, come suggerisce Maria Cristina Terzaghi (2000, p. 124), che il Vermiglio abbia riservato a sé la raffigurazione dei primi abati della Grande Chartreuse, santi più cari all'ordine cartusiano, lasciando invece alla bottega il compito di portare avanti l'opera sul suo modello. La tela mostra Sant'Antelmo, vescovo di Belley (1107-1178), settimo padre priore della Certosa di Grenoble e primo Generale dell'Ordine, come recita l'iscrizione in alto. Il monaco è colto nell'intimità della preghiera mentre si sfama dell'unico pezzo di pane che, secondo il racconto della sua vita, doveva bastagli a soddisfare il bisogno di una settimana. Il tema della penitenza e della sofferenza è interpretato da Giuseppe Vermiglio secondo la sensibilità controriformata. La composizione della scena ed il particolare della natura morta con il pane e la trasparenza del vetro rimanda, come già sottolineato da Giulio Bora (1989, pp. 89-90), al dipinto del Digiuno di san Carlo di Daniele Crespi in Santa Maria della Passione a Milano.
Bibliografia:
1989 G. Bora, La pittura del Seicento nelle province occidentali lombarde, in La Pittura in Italia. Il Seicento, a cura di M. Gregori, E. Scheleier, 2 voll., I, Milano, Electa, 1989, pp. 89-90.
1992 G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, p. 195, n. 43.
2000 M. C. Terzaghi, in Giuseppe Vermiglio. Un pittore caravaggesco tra Roma e la Lombardia, a cura di D. Pescarmona, catalogo della mostra Campione d'Italia, Galleria Civica, 10 settembre - 3 dicembre 2000, Milano, Skira, 2000, pp. 124-125, n. 22.
 
 
SALA F
 
Dipinto
San Pietro

D0197214

N.CAT.GEN.:
0300197214
N.INV.:
177 (1886 R)
204 (1886 P)
537 (1964)
Materia e tecnica:
tavola/ pittura a olio/ tempera
Autore:
Ambrogio da Fossano detto Bergognone
Dimensioni:
cm 121 x 44
Datazione:
1488 - 1489 ca.
Descrizione breve:
La prima notizia relativa alle due tavole raffiguranti i santi Pietro e Paolo è contenuta nel manoscritto Braidense (Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, ms., AD. XVI, 12, 20) in cui viene citata "l'ancona della Beata Vergine e SS. Pietro e Paolo", eseguita da Ambrogio da Fossano per il prezzo di £ 270 e destinata ad un altare posto nel transetto meridionale, dove ancora si vedono i busti dei due apostoli dipinti ad affresco. A partire dal XVII secolo l'altare fu smantellato e i dipinti, come si deduce dalla lettura degli inventari settecenteschi, furono dapprima ricoverati nella Sagrestia Vecchia ed, in seguito al restauro di Agostino Comerio, furono nuovamente spostati nella Sagrestia Nuova. Dal 1911 i due pannelli si trovano esposti nella sala F del Museo. Le tavole appaiono decurtate e inserite entro cornici ottocentesche. L'attuale disposizione nel Museo le mostra accanto alla tavola con il San Benedetto da Norcia, opera non pertinente in quanto parte di un altro polittico smembrato, mentre è possibile che ai lati delle due figure di santi si trovasse la Madonna in trono col Bambino e due angeli del Kaiser Friedrich Museum di Berlino (ora Bodemuseum), purtroppo distrutta durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Ai piedi della Vergine era, infatti, dipinto l'originario pavimento della chiesa Certosina, del tutto simile a quello raffigurato nella tavola con Sant'Ambrogio in cattedra, ancora nella chiesa.
Bibliografia:
1895 L. Beltrami, Ambrogio da Fossano detto il Bergognone, Milano, Tip. Lombardi, 1895, pp. 72-76.
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, pp. 260, 274, 341.
1945 N. Aprà, Ambrogio da Fossano detto il Bergognone: con 90 illustrazioni, Milano, Görlich, 1945.
1992 G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, pp. 159-160.
1998 A. Del Giudice, in Ambrogio da Fossano detto il Bergognone. Un pittore per la Certosa, a cura di G. C. Sciolla, catalogo della mostra, Pavia, Castello Visconteo, Certosa di Pavia, 4 aprile - 30 giugno 1998, Milano, Skira, 1998, pp. 204-205, n. 23.
1998 L. De Fanti, in Ambrogio da Fossano detto il Bergognone. Un pittore per la Certosa, a cura di G. C. Sciolla, catalogo della mostra, Pavia, Castello Visconteo, Certosa di Pavia, 4 aprile - 30 giugno 1998, Milano, Skira, 1998, pp. 340-341, n. 64-65.
2006 S. Buganza, in Certosa di Pavia, Parma, Cariparma, 2006, p. 329.
2010 A. Ballarin, Leonardo a Milano: problemi di leonardismo milanese tra Quattrocento e Cinquecento: Giovanni Antonio Boltraffio prima della Pala Casio, IV, Verona, Edizioni dell'Aurora, 2010, tav. 451.
 
Dipinto
San Benedetto

D0197215

N.CAT.GEN.:
0300197215
N.INV.:
534 (1964)
Materia e tecnica:
tavola/ pittura a olio/ tempera
Autore:
Ambrogio da Fossano detto Bergognone
Dimensioni:
cm 148 x 63.5
Datazione:
1488 - 1489 ca.
Descrizione breve:
Dalle memorie manoscritte di Padre Matteo Valerio (Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, ms., AD. XVI, 12, 20) si ricava la notizia dell'esecuzione del dipinto, ad opera del Bergognone, attorno al 1490. La tavola costituiva lo scomparto centrale di un polittico destinato all'altare della quarta cappella di sinistra, dedicato a san Benedetto e riconsacrato il 9 aprile 1641 con dedica a san Giuseppe e ai Re magi, con conseguente spostamento dell'opera del Bergognone nella Sagrestia Vecchia. La grandiosa macchina d'altare era formata dal dipinto in questione, da due pannelli laterali raffiguranti forse due santi monaci o due eremiti, purtroppo perduti, e da una predella raffigurante le Storie della vita di san Benedetto, attualmente divise tra il Musèe des Beaux-Arts di Nantes e il Museo d'Arte Antica del Castello Sforzesco di Milano. La tavola risulta decurtata e inserita entro una cornice ottocentesca, sul retro, il supporto è ricoperto da uno spesso strato di smalto pietrificante bianco antitarlo, steso durante il restauro del 1921.
Bibliografia:
1895 L. Beltrami, Ambrogio da Fossano detto il Bergognone, Milano, Tip. Lombardi, 1895, pp. 72-76.
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, pp. 260, 274, 341.
1945 N. Aprà, Ambrogio da Fossano detto il Bergognone: con 90 illustrazioni, Milano, Görlich, 1945.
1992 G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, pp. 161-162.
1998 A. Del Giudice, in Ambrogio da Fossano detto il Bergognone. Un pittore per la Certosa, a cura di G. C. Sciolla, catalogo della mostra, Pavia, Castello Visconteo, Certosa di Pavia, 4 aprile - 30 giugno 1998, Milano, Skira, 1998, pp. 220-221, n. 32.
2006 S. Buganza, in Certosa di Pavia, Parma, Cariparma, 2006, p. 329.

 
Dipinto
San Paolo

D0197267

N.CAT.GEN.:
0300197267
N.INV.:
178 (1886 R)
205 (1886 P)
538 (1964)
Materia e tecnica:
tavola/ pittura a olio/ tempera
Autore:
Ambrogio da Fossano detto Bergognone
Dimensione:
cm 121 x 46.5
Datazione:

1488 - 1489 ca.
Descrizione breve:
Il dipinto fa da pendant alla tavola raffigurante San Pietro, esposta nella medesima sala. Originariamente parte di un polittico ora smembrato, di entrambe le tavole esiste una replica di minore qualità in collezione privata, segnalata da Laura De Fanti in occasione della mostra monografica sul Bergognone (1998, pp. 340-342, n. 64-65).
Bibliografia:
1895 L. Beltrami, Ambrogio da Fossano detto il Bergognone, Milano, Tip. Lombardi, 1895, pp. 72-76.
1992 G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, pp. 159-160, n. 2.
1998 A. Del Giudice, in Ambrogio da Fossano detto il Bergognone. Un pittore per la Certosa, a cura di G. C. Sciolla, catalogo della mostra, Pavia, Castello Visconteo, Certosa di Pavia, 4 aprile - 30 giugno 1998, Milano, Skira, 1998, pp. 204-205, n. 24.
1998 L. De Fanti, in Ambrogio da Fossano detto il Bergognone. Un pittore per la Certosa, a cura di G. C. Sciolla, catalogo della mostra, Pavia, Castello Visconteo, Certosa di Pavia, 4 aprile - 30 giugno 1998, Milano, Skira, 1998, pp. 340-341, n. 64-65.
2006 L. Lodi, in Certosa di Pavia, Parma, Cariparma, 2006, pp. 329-330, n. 338.
2010 A. Ballarin, Leonardo a Milano: problemi di leonardismo milanese tra Quattrocento e Cinquecento: Giovanni Antonio Boltraffio prima della Pala Casio, IV, Verona, Edizioni dell'Aurora, 2010, tav. 451.

 
Dipinto
Presentazione di Gesù al tempio

D0197265

N.CAT.GEN.:
0300197265
N.INV.:
239 (1886 R)
230 (1886 P)
493 (1964)
Materia e tecnica:
tela/ pittura a olio
Autore:
ambito lombardo
Dimensioni:
cm 142 x 92
Datazione:
1590 - 1610 ca.
Descrizione breve:
La tavola originale raffigurante la Presentazione al tempio, assieme alle altre due con Santa Maria Maddalena e Santa Marta, Santa Agnese e Santa Apollonia furono alienate a seguito della soppressione del monastero certosino, trasferite all'Accademia di Brera, il 4 febbraio 1786, vennero acquistate da Giacomo Melzi, come opere del Luini. I dipinti attualmente in museo sono copie seicentesche delle tre tavole, dapprima attribuite dal Suida alla mano dello Pseudo-Boccaccino, in seguito riconosciute a Giovanni Agostino da Lodi (Vedovello, 1992, pp. 174-176, n. 19). Prima di giungere alla definitiva collocazione nel Museo, nel 1911, le opere in questione subirono diversi spostamenti, in particolare, il dipinto in esame fu posto come pala sull'altare sistemato nel salone centrale della foresteria (corrispondente alla sala D del Museo). Sempre percepite come tre dipinti a se stanti, si tratterebbe in realtà di un trittico, come conferma l'unitarietà dello spazio in cui sono collocate le figure. Sull'identità del copista sono state formulate diverse ipotesi, probabilmente si tratta di Giacomo Santagostino o del figlio di questi Giacinto. Della Presentazione al tempio esiste un'ulteriore replica conservata nei Musei Civici di
Pavia ed un frammento in collezione privata a Parma (Agosti - Stoppa, 2010, pp. 178-181).
Bibliografia:
1901 G. Carotti, Capi d'arte appartenenti alla duchessa Melzi d'Eril, Bergamo, Istituto Italiano D'arti Grafiche, 1901, pp. 39-40.
1911 G. Natali, Pavia e la sua Certosa: guida artistica, con introduzione storica di Giacinto Romano, Pavia, Mattei Speroni & C., 1911, a. XI, n.6.
1929 W. Suida, Leonardo und sein Kreis, Munchen, Bruckmann, 1929, p. 209.
1973 G. Melzi d'Eril, La Galleria Melzi e il collezionismo milanese del tardo Settecento, Milano, Virgilio, 1973, p. 67.
1988 R. Battaglia, Giovanni Agostino da Lodi, in Pittura a Pavia dal romanico al settecento, a cura di M. Gregori, Milano, Cassa di risparmio delle provincie lombarde, 1988, pp. 231-232.
1992 G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, pp. 174-176, n. 19.
2008 D. Trento, Copie e calchi in Certosa per la storia dell'arte lombarda, in La Certosa di Pavia e il suo museo. Ultimi restauri e nuovi studi, a cura di B. Bentivoglio Ravasio, L. Lodi, M. Mapelli, Milano, Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia, 2008, pp. 425-451, p. 425.
2010 G. Agosti, J. Stoppa, in Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini, a cura di G. Agosti, J. Stoppa, M. Tanzi, catalogo della mostra, Rancate (Mendrisio), Pinacoteca Cantonale Giovanni Zust, 10 ottobre 2010 - 9 gennaio 2011, Milano, Officina Libraria, 2010, pp. 178-181, n. 43.

 
Dipinto
Sant'Agnese e Sant'Apollonia

D0197266
N.CAT.GEN.:
0300197266
Materia e tecnica:
tela/ pittura a olio
Autore:
ambito lombardo
Dimensioni:
cm 142 x 92
Datazione:
1590 - 1610 ca.
Descrizione breve:
Il dipinto è una copia della tavola di Giovanni Agostino da Lodi realizzata per il monastero certosino ed in seguito entrata nelle collezioni di Giacomo Melzi d'Eril. La copia fu eseguita da Giacomo Santagostino o dal figlio di questi Giacinto.
Bibliografia:
1901 G. Carotti, Capi d'arte appartenenti alla duchessa Melzi d'Eril, Bergamo, Istituto Italiano D'arti Grafiche, 1901, pp. 39-40.
1911 G. Natali, Pavia e la sua Certosa: guida artistica, con introduzione storica di Giacinto Romano, Pavia, Mattei Speroni & C., 1911, a. XI, n.6.
1929 W. Suida, Leonardo und sein Kreis, Munchen, Bruckmann, 1929, p. 209.
1973 G. Melzi d'Eril, La Galleria Melzi e il collezionismo milanese del tardo Settecento, Milano, Virgilio, 1973, p. 67.
1992 G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, pp. 174-176, n. 21.
2008 D. Trento, Copie e calchi in Certosa per la storia dell'arte lombarda, in La Certosa di Pavia e il suo museo. Ultimi restauri e nuovi studi, a cura di B. Bentivoglio Ravasio, L. Lodi, M. Mapelli, Milano, Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia, 2008, pp. 425-451, p. 425.
2010 G. Agosti, J. Stoppa, in Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini, a cura di G. Agosti, J. Stoppa, M. Tanzi, catalogo della mostra, Rancate (Mendrisio), Pinacoteca Cantonale Giovanni Zust, 10 ottobre 2010 - 9 gennaio 2011, Milano, Officina Libraria, 2010, pp. 178-181, n. 43.
 
Dipinto
Santa Maria Maddalena e Santa Marta

DA197266

N.CAT.GEN.:
0300197266
N.INV.:
205 (1886 R)
230 (1886 P)
446 (1964)
Materia e tecnica:
tela/ pittura a olio
Autore:
ambito lombardo
Dimensioni:
cm 142 x 92
Datazione:
1590 - 1610 ca.
Descrizione breve:
Il dipinto fa parte di una serie di tre tavole, copie seicentesche eseguite dal Santagostino, da originali un tempo conservati nel monastero.
Bibliografia:
1901 G. Carotti, Capi d'arte appartenenti alla duchessa Melzi d'Eril, Bergamo, Istituto Italiano D'arti Grafiche, 1901, pp. 39-40.
1911 G. Natali, Pavia e la sua Certosa: guida artistica, con introduzione storica di Giacinto Romano, Pavia, Mattei Speroni & C., 1911, a. XI, n.6.
1929 W. Suida, Leonardo und sein Kreis, Munchen, Bruckmann, 1929, p. 209.
1973 G. Melzi d'Eril, La Galleria Melzi e il collezionismo milanese del tardo Settecento, Milano, Virgilio, 1973, p. 67.
1992 G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, pp.174-176, n. 20.
2010 G. Agosti, J. Stoppa, in Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini, a cura di G. Agosti, J. Stoppa, M. Tanzi, catalogo della mostra, Rancate (Mendrisio), Pinacoteca Cantonale Giovanni Zust, 10 ottobre 2010 - 9 gennaio 2011, Milano, Officina Libraria, 2010, pp. 178-181, n. 43.
 
SALA B
 
Scultura
Cristo coronato di spine

D0702395

N.CAT.GEN.:
0300702395
N.INV.:
64 (1911)
450 (1964)
Materia e tecnica:
marmo
Autore:
bottega lombarda
Dimensioni:
cm. 43 x 41
Datazione:
sec. XV seconda metà
Descrizione breve:
Il medaglione mostra un Cristo coronato di spine a mezza figura. I dati stilistici, quali la particolare fisionomia del volto, il dettaglio dei capelli e della barba, permettono di collocare l'opera nella seconda metà del Quattrocento.
Bibliografia:
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, p. 305.
1992 M. G. Albertini Ottolenghi, La scultura, in G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, pp. 53-125, p. 66, n. 26.
 
 
SALA A
 
Dipinto
Madonna con Bambino in trono e monaco certosino

D0197220

N.CAT.GEN.:
0300197220
Materia e tecnica:
intonaco staccato/ pittura a fresco
Autore:
De Rossi Bernardino
Dimensioni:
cm 187 x 114
Datazione:
1500 - 1510 ca.
Descrizione breve:
Si tratta del primo di una serie di sette affreschi che decoravano le pareti di fondo dei portichetti situati al piano terreno delle celle dei monaci nel Chiostro Grande, contrassegnate dalle lettere Y, T, Z, S, X, V, R. Lo strappo ed il trasporto su tela furono eseguiti nel 1973 per salvaguardare le pitture gravemente minacciate dall'umidità. I dipinti mostrano tutti la medesima impostazione: ornati da una cornice che finge un riquadro, raffigurano quasi sempre la Madonna col Bambino in trono, angeli, santi e un monaco certosino, che sembra suggerire e invitare il suo confratello in carne ed ossa ad imitare il suo atteggiamento meditabondo. L'affresco staccato è citato negli Inventari manoscritti del 19 giugno 1845 e del 21 gennaio 1868. Opera attribuita a Bernardino De Rossi che, dopo aver eseguito gli affreschi nell'atrio (1508), continuò a dipingere le celle dei frati. Il dipinto proviene dalla cella V del Chiostro grande.
Bibliografia:
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, p. 469.
1992 G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, p. 170, n. 12.
 
Dipinto
Madonna col Bambino tra Santa Caterina da Siena e San Gerolamo

D0197223

N.CAT.GEN.:
0300197223
Materia e tecnica:
intonaco staccato/ pittura a fresco
Autore:
De Rossi Bernardino (attribuito)
Dimensioni:
cm 147 x 104
Datazione:
1500 - 1510 ca.
Descrizione breve:
L'affresco si trovava nel portico della cella X. L'opera, molto vicina a quella raffigurante la Madonna col Bambino in trono e monaco certosino, proveniente dalla cella V, segna un momento di svolta nell'attività di Bernardino De Rossi, che, in questo caso, mostra una maggiore profondità delle figure, suggerita dalle aureole dei santi a lato della Madonna, oltre che una grazia formale più matura.
Bibliografia:
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, p. 468.
1992 G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, p. 170, n. 13.
 
 
SALA 1
 
Dipinto
Madonna con Bambino tra San Bruno, Santa Genoveffa e certosino inginocchiato


D0197224

N.CAT.GEN.:
0300197224
Materia e tecnica:
intonaco staccato/ pittura a fresco
Autore:
De Rossi Bernardino (attribuito)
Dimensioni:
cm 167 x 125
Datazione:
1490 - 1499 ca.
Descrizione breve:
L'affresco, staccato dalla cella T, mostra al centro la Madonna in trono circondata da san Bruno e santa Genoveffa, il cui culto era particolarmente diffuso in ambito francese. Il colorismo vivace, a tratti ingenuo, rivela una vena quasi favolistica nell'illustrare l'episodio tratto dalla vita della santa osteggiata dal demonio che tenta invano di spegnerle la candela della vita, mentre prontamente accorrono in suo aiuto gli angeli.
Bibliografia:
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, p. 468.
1992 G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, p. 168, n. 9.
 
Dipinto
Madonna con Bambino e angeli


D0197221

N.CAT.GEN.:
0300197221
Materia e tecnica:
intonaco staccato/ pittura a fresco
Autore:
De Rossi Bernardino (attribuito)
Dimensioni:
cm 188 x177
Datazione:
1500 - 1510 ca.
Descrizione breve:
L'affresco fu staccato dalla parete di fondo del portico della cella R del Chiostro grande. Citato negli inventari manoscritti del 1845 e del 1968, l'opera, nella figura centrale della Vergine dipinta a monocromo, richiama gli affreschi del secondo vestibolo della Certosa.
Bibliografia:
1897 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, Fratelli Bocca, 1897, p. 468.
1992 G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, p. 170, n. 14.
 
SALA 2
 
Dipinto
Cristo inchiodato alla croce


 D0197235

N.CAT.GEN.:
0300197235
N.INV.:
190 (1886 R)
215 (1886 P)
396 (1964)
Materia e tecnica:
tela/ pittura a olio
Autore:
Campi Vincenzo
Dimensioni:
cm 196.5 x 136.5
Datazione:
1575
Descrizione breve:
Il dipinto proviene dalla Sacrestia Vecchia della Certosa, dove si trovava appeso sopra al trittico di Baldassarre degli Embriachi, come lo ricorda il Bartoli (1776-1777, II, pp. 73-74) e giunse, solo più tardi, nell'attuale collocazione del Museo, allestito nel 1911. Opera inizialmente attribuita dallo stesso Bartoli a Bernardino Campi, la tela è stata inequivocabilemente ricondotta alla mano di Vincenzo Campi, come prova anche la firma in basso: "Vincentius/ Campus Cre/ monensis Pinxit 1575. Ricca di suggestioni tizianesche e bresciane, sorprende per la cromia accesa del cielo e per i riflessi luministici sull'armatura metallica del soldato che contrasta con le carni bianche, immacolate del Cristo. La scena mostra un'iconografia alquanto insolita del Cristo che sta per essere inchiodato alla croce di sapore nordico.
Bibliografia:
1776-1777 F. Bartoli, Notizia delle pitture, sculture ed architetture che ornano le chiese e gli altri luoghi pubblici di tutte le più rinomate città d'Italia, Venezia, appresso Antonio Savioli, 1776-1777, II, pp. 73-74.
1985 E. Sambo, in I Campi e la cultura artistica cremonese del Cinquecento, a cura di M. Gregori, catalogo della mostra, Milano, Electa, 1985, pp. 197-198, 200-201, n. 1.20.4.
1992 G. G. Vedovello, P. C. Marani, in Il Museo della Certosa di Pavia. Catalogo generale, a cura di B. Fabjan, P. C. Marani, Firenze, Cantini, 1992, p. 182, n. 27.
2000 V. Guazzoni, in Vincenzo Campi: scene del quotidiano, a cura di F. Paliaga, Milano, Skira, 2000, pp. 107-108, fig. 2.
2006 L. Pavesi, in Certosa di Pavia, Parma, Cariparma, 2006, p. 332, n. 348.
2011 F. Rinaldi, in La bella Italia. Arte e identità delle città capitali, a cura di A. Paolucci, catalogo della mostra, Torino, Reggia di Venaria Reale, 17 marzo - 11 settembre 2011, Firenze, Palazzo Pitti, 11 ottobre 2011 - 12 febbraio 2012, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2011, p. 328, n. 9.2.2.